NEUROPRISON

Posts written by Sciarpi

view post Posted: 23/8/2017, 21:25 Uscite 2017 - THE WALL OF SOUND
Il 29 settembre esce il nuovo di Ben Frost, The Centre Cannot Hold. E' stato anticipato dall'EP Threshold of Faith che contiene, oltre all'opening track, anche una versione di Steve Albini di All That You Love Will Be Eviscerated.

benfrost-centrecannothold
view post Posted: 13/4/2017, 20:54 Ulver - THE WALL OF SOUND
Ma solo io in Rolling Stone ci sento un chè di George Michael?
view post Posted: 12/4/2017, 21:16 Emperor of Sand - Mastodon's new album 2017 - Mastodon
CITAZIONE (Edvard @ 5/4/2017, 15:46) 
se non sbaglio è un concept album ispirato da tragedie famigliari come appunto fu Crack the Skye, sicuramente fa la differenza anche se siamo ben lontani dai livelli di quel gran bel disco.

Ho letto che la moglie di Troy Sanders e la mamma di Brann Dailor lottano contro un cancro mentre la mamma di Bill Kelliher’s è passata a miglior vita.
view post Posted: 8/1/2015, 15:50 2014 -> Best of... your Music - THE WALL OF SOUND
CITAZIONE (<Blackice> @ 8/1/2015, 12:59) 
@Sciarpi: sbagli con gli HaveANiceLife. La morte di Marat è in Deathconsciousness non in Unnatural World.
grande con Tensnake. Personalmente nella mia top-10.

Ma la frase si riferisce a Deathconsciousness, o almeno così volevo scrivere.
view post Posted: 7/1/2015, 21:06 2014 -> Best of... your Music - THE WALL OF SOUND
CITAZIONE (Ex nihilo nihi @ 7/1/2015, 14:21) 
Illuha, Kanding Ray e Saåad hanno tirato fuori album veramente importanti. Ottima classifica Sciarpi. Sulla scia di questi album consiglio anche i Black Swan con Tone Poetry(la versione più oscura degli Stars of The Lid) e Triac - In A Room(progetto ambient - drone italiano. 4 tracce veramente sublimi)

Grazie, mi sono segnato i due nomi che hai fatto.

CITAZIONE (Edvard @ 7/1/2015, 15:53) 
Grazie davvero per queste segnalazioni, in particolare ho ascoltato e sono rimasto davvero rapito dal disco dei Saåad

Prego, di Saåad è validissimo anche Orbs&Channel uscito lo scorso anno.
view post Posted: 6/1/2015, 09:53 2014 -> Best of... your Music - THE WALL OF SOUND
Salve ragazzi. Metto 20 dischi, in fondo tiro le conclusioni.

1. Bohren & Der Club Of Gore - Piano Night


Prima piazza va a Piano Night, nuovo disco dei Bohren & Der Club Of Gore. Fino ad ora non li conoscevo ma ho scoperto che sono attivi fin dal 1994 e al tempo facevano musica prettamente doom metal. Negli anni a seguire hanno preso una strada artistica diversa che li ha portati ad essere in territorio noir jazz. Piano Night è uno di quei dischi che ascolti e poi dici “a ma siamo già alla settima canzone?”. E’ un lungo flusso di sassofono, un pianoforte estremamente decadente, piccoli squarci di vibrafono in un mare di nebbia, delusione e solitudine. Togli ai Morphine la componente rock e due terzi dei bpm, ai Dale Cooper Quartet & Dictaphones la parte più impro e avanguardista. Disco non per tutte le stagioni - che per malinconia mi ha ricordato il Cause And Effect di Mario Massa e Saffronkeira dello scorso anno - ma è impossibile non struggersi nella lunghe suite Ganz Leise Kommt Die Nacht e Verloren.

2. Kanding Ray – Solen Arc

Non mastico techno a colazione, anzi cerco sempre di guardarmene bene ma le eccezioni spesso fanno bene alle regole. Una è Solen Arc, il nuovo disco di Kangding Ray, alias David Letellier. Solens Arc è un caleidoscopio di techno sporca, muscolare e bella incazzata. Geometrie ruvide, atmosfere notturne e incalzanti (Evento, Black Empire), sporie di glitch, petali di dub e idm. Una talpa a scavare un tunnel sotterraneo, che si concede pochi momenti di pausa in un gran bel disco per un autore già attivo da quasi una decade.

3. Alex Banks – Illuminate

Artista di vent’anni alla sua prima opera, propone breakbeat esplosivi e melodie suadenti impreziosite dalla voce angelica di Elizabeth Bernholz.

4. Illuha – Akari

Il duo nippo-tedesco (Tomoyoshi Date, Corey Fuller) con Akari (uscito per la 12k) raggiunge la piena maturità.
Ambient puro, di una morbidezza di una grazia fuori dal comuni, un perfetto equilibrio tra strumenti acustici ed elettronica. Un album struggente e romantico, che da il meglio nella traccia d’apertura Diagrams of the Physical Interpretation of Resonance e nelle ultime due, Structures Based On The Plasticity Of Sphere Surface Tension e Relative Hyperbolas of Amplified and Decaying Waveforms, rispettivamente un pianoforte su un ruscello di montagna ed un oceano increspato da onde di droni e synth.

5. Kassem Mosse - Workshop 19

Dopo una manciata di singoli e l’Ep Workshop 12" del 2011 debutta su lunga durata Kassem Mosse (aka Gunnar Wendel). Producer abile e sapiente nel creare un suono variegato e intriso di sensuale e raffinata musica elettronica. Niente nomi ai brani in questo Workshop 19, solo un mero ordine letterale, dove la sezione A e B sono imperversate da ipnotizzanti groove machine su onde di sintetizzatori, mentre nella parte da C a D si ha un ambient più oscuro e dilatato.

6. Saåad – Deep/Float

Settimo disco per Saåad, il duo formato da Romain Barbot & Gregory Buffier, ad un anno dal convincente Orb & Channels. Questo Deep/Float è stato registrato tra novembre 2013 e gennaio 2014 in una valle ai piedi delle Alpi, utilizzando tre coni riverberanti giganti come cassa di risonanza. Non ci credevo nemmeno io, fino a quando (per sbaglio, credevo di stare ascoltare il disco di qualche rigo sopra) non ho sentito After Love. Maestosa, imponente, evocativa. Il canovaccio del disco è pressoché questo, impossibile scegliere una canzone per un altra.

7. Pjusk - Solstov

Dopo la collaborazione con Sleep Orchestra in Drowning In The Sky, continua il silenzio gelido e le atmosfere claustrofobiche del duo Rune Sagevik e Jostein Dahl Gjelsvik. Disco della maturità artistica, un delicato intreccio di sospiri nordici, field recording, drone, strumenti acustici. In “Gløtt”, ambientata idealmente all'interno di una grotta, fanno capolino i rintocchi glitch del nostro Saffronkeira e la tromba isolata del connazionale Kåre Nymark Jr. ricorda quella di Mario Massa in Cause ed Effect (sempre con Saffronkeira)

8. Have A Nice Life - The Unnatural World

Guarda che si rivede. L'esordio fu alquanto interessante, correva l'anno 2008 e il duo statunitense formato dai Dan Barret e Tim Macuga dette alle stampa il doppio concept Deathconsciousness, una personale rielaborazione - durata 5 anni - di gotico, post-punk, shoegaze, drone-music, suoni ancestrali, messe liturgiche, post industrial, post rock e post tutto quello che volete. Si va dai My Bloody Valentine, ai Syster Of Mercy fino ai Nine Inch Nails. Un disco che dice tutto già nella copertina, con l'assassinio di Marat. Purtroppo non sono mai riuscito a comprarlo, fu una edizione limitata, credo solo in 250. Il secondo capitolo, riprenda da un lato la tristezza e la malinconia del lavoro precedente ma dall'altro risulta un disco più compatto, più saturo di suoni, suona leggermente più rock. Niente effetto sorpresa ma c'è solo da togliersi il cappello.

9. Francis Harris - Minutes Of Sleep

Il sempre valido mix tra house, lounge e jazz in Minutes Of Sleep di Francis Harris, a confermare il buon Leland del 2012.

10. Be Forest – Earthbeat

Dopo 3 anni dal valido Cold, il trio formato da Erica Terenzi alla voce e alla batteria, Costanza Delle Rose alla voce e al basso, Nicola Lampredi alla chitarra - con la collaborazione di Lorenzo Badioli per i synth e effetti - da alle stampe Earthbeat. Atmosfere sognati, piccoli bozzetti di acquerelli, gioiellini pop, tra Cocteau Twins, My Bloodie Valentine, tra il basso dei Cure e lo shoegaze dei Blondie Redhead (in Airway ad esempio), fino ad arrivare agli attuali Daughter, confronto dai quali non escono sicuramente spacciati. Nel vuoto pneumatico della musica italiana trovare album del genere fa sempre tirare un sospiro di sollievo.

11. Jamie Saft, Steve Swallow, Bobby Previte - The New Standard

Il polistrumentista Jamie Saft al pianoforte, Bobby Previte alle pelli e Steve Swallow al basso. Nessuno ha scritto niente, si sono trovati e in tre ore hanno registrato questo disco. Come spesso ripeto, il jazz lo lascio per i dopo 50 anni, però certe cose non devono sfuggire. Un disco meraviglioso.

12. Federico Albanese - The Houseboat And The Moon

Il bravo Federico (uscito per Denovali) propone 13 struggenti brani per pianoforte di sua composizione, con un occhio a Satie e alle colonne sonore di Tiersen e Desplat.

13. Banks – Goddess

Anche quest’anno in classifica c’è un “peccato capitale”. La scelta era tra Lana del Ray con Ultraviolence, FKA Twigs con LP1 è lei, Jillian Banks, nata a Los Angeles, 1988. La seconda uscita di Lana non l’ho ancora messa bene a fuoco (la ripetizione a volte stanca), mentre FKA Twigs a me non dice niente, troppo sofisticata per questo genere. Quindi vince Goddess. Anche se in definitiva, contiene qualcosa sia della prima (il modo di cantare) che della seconda (beat dalle tonalità spesso oscure, dialogo tra elettronica, r&b). E il segreto del disco è questo, con un po’ di collaboratori di lusso (Sohn, Shlohmo, Al Shux), i piedi su qualche staffa e più, una tonnellata di singoli, hype a nastro e il gioco è fatto. In conclusione valgono tutti i discorsi che feci due anni fa per Lana del Rey...

14. Boozoo Bajou – 4


Band dal nome curioso, Boozoo Bajou, in realtà sono due musicisti tedeschi, Peter Heider e Florian Seyberth. 4 è il loro nuovo album per un combo già attivo da diverso tempo che anche questa volta raccoglio diversi musicisti come Frank Zeidler (chitarra), Stefan Pötzsch (violino), Max Loderbauer (synth) e Frank Frejtag (duduk),
Techno, ambient–music e dub, stralci di jazz e neoclassica elaborati da strumentazioni vintage rendono questo disco un prodotto ricco e carico di suggestioni.

15. Fennesz – Bécs

Dopo sei anni da Black Sea - anche se nel mentre non sono mancate numerose collaborazione con Sakamoto e nel trio insieme a O'Rourke e Rehberg (Fenn ‘O Berg) - torna Christian Fennesz con Bècs. A 52 anni, il musicista austriaco ha il merito di non cadere mai nell’astrattismo fine a se stesso ma di creare sempre delle trame dalla imponente vena melodica. Sia che si tratta un percorso ad ostacoli rumoristici heckeriani (The Liar, Pallas Athene ), l’aria crepuscolare satura di fraseggi di chitarra in un poderoso crescendo emotivo (Liminality, Bècs) o il romanticismo elettroacustico (Paroles).

16. Tinariwen – Emmaar

I miei amici arabi. Lontano dalla vivacità occidentale di Tassili - per non parlare di Chatma dei Tamikrest! - Emmaar riprende la coralità di Imidiwan: Companions, con un paio di canzoni sugli scudi come come Tahalamont, Arhegh Danagh, Imidiwan Ahi Sigdim. Pur avendo qualche passaggio a vuoto e non introducendo sostanziali novità nel loro sound - anche se le quattro chitarre che fraseggiabno tra loro è sempre un gran sentire - i Tinariwen mantengono il merito di esser sempre se stessi e di proporre la loro musica, nonostante i tentativi di alcuni, mettiamola così, di salire sul carro dei vincitori.

17. Pontiak – Innocence

Li avevo apprezzati tantissimo al tempo di Maker, il loro disco di esordio. Poi erano un po' calati, complice anche l'ultimo disco Echo Ono, prodotto pure male. Di primo acchito anche questo Innocence non mi aveva colpito più di tanto ma piano piano mi sono ricreduto. Pur proponendo già una formula che non brilla di originalità, in poco più di mezz'ora i tre fratelli Carney riescano comunque a mettere a verbale qual'è il sound Pontiak. Il trio Innocence Lack / Lustre Rush / Ghosts è una partenza con il botto, tra Stoogies, Kyuss e Queens of The Stone Age. Tre bombe consecutive, tre ballate consecutive, It’s The Greatest, Noble Heads, Wildfires, una via dimezzo tra Kinks, Animals e i Pink Flyod più folk e meno psichedelici. Ritorna il martello e l'incudine in Surrounded By Diamonds, ma è nella kyussianissima Beings Of The Rarest che si ha il pezzo più d'impatto del disco. Chiudono Shining, con la sezione ritmica presa pari pari da Manic Depression di Jimi Hendrix, l'altra ballata Darkness Is Coming e un altro pezzo "tutto d'un pezzo" come We’ve Got It Wrong. Adeguatamente paraculo ma in ogni caso è un buon disco che mi ha permesso di fare pace con questi ragazzi.

18. Rival Sons - Great Western Valkyrie

Nuovo disco per la band di Jay Buchanan, che conferma di fatto le cose buone fatte fino ad ora dalla band statunitense, il primo disco dopo l’abbandono del bassista Robin Everheart.
Ha il tiro di Pressure And Time e la delicatezza di Head Down. Si parte forte con il continuo di Keep On Swinging, Elettric Man e l’aerosmittiana Good Luck e il pezzo a la Black Angels, Secret. La debole Play The Fool fa da anticamera alla dorsiana Good Things per poi arrivare alla audiosleviana Open My Eyes. I paragoni sono finiti, il disco svolta. Richie And Poor and Belle Starr sono un concentrato di rock seventis con gocce di psichedelia qua e la, sorrette magistralmente dalla chitarra di Scott Holiday. Where I’ve Been riprende pari pari le orme di Jordan di Head Down.
Il top si ha con la struggente Destination On Course, con Buchanan a fare un saluto a Freddy Mercury e l’abrasiva chitarra di Holiday sugli scudi.

19. Interpol - El Pintor

Persi al tempo del disco omonimo, questo El Pintor me li ha riportati all'attenzione ed è un disco che ci riporta una band (che ho sempre apprezzato) in un buona stato di forma, con un Banks ispiratissimo, sia di voce sia a livello di songwriting. Un disco che si lascia ascoltare, con pezzi validi come My Desire, Everything Is Wrong, Breaker 1, Twice Is Hard. Ben tornati.

20. Tensnake – Glow


Conclude Tensnake - alias Marco Niemerski classe ‘75 di Amburgo - produttore di lungo corso al debutto con Glow. Imprinting puramente radiofonico per un album troppo lungo e dispersivo ma che vince a mani basse su pezzi come Enough To Keep - che sancisce definitivamente l’arrivo della bella stagione, con Nile Rodgers e il suo inconfondibile riff alla chitarra e la vocalist Flora - Holla e No Relief. Il mio lato oscuro di discotecaro ogni tanto viene fuori.

Ecco qua. A grandi linee l'ordine è indicativo, ho messo in cima i nomi nuovi, lasciando i big nelle retrovie. Di nomi interessanti ce ne sono anche altri (più o meno conosciuti), ad esempio FKA twigs, Marissa Nadler, Planningotorock, Paloma Faith, Kyoka tra le donne oppure Dirty Beaches, Loscil, SOHN, Christian Loffler e Joe Bonamassa tra gli uomini.

Ci sono due dischi che non ho messo, e sono AURORA di Ben Frost e Faith In Strangers di Andy Stott. Sono entrambi in bilico, a volte penso bene e a volte male. Per il disco di Frost forse sono io che mi aspettavo qualcosa di più gelido alla By The Troath e non sono riuscito ancora a sfondare questo nuovo muro saturo di suoni. Per Andy mi sembra che si sia un po' troppo ammorbidito risultando un po' piatto, specialmente nelle parte centrale. Ma vedremo, sono dischi che ho riascoltato solo nell'ultimo periodo.

Qualcosa di buono l'abbiamo in questo 2014 l'abbiamo tirato fuori lo stesso però per il sottoscritto le annate 2012 e 2013 sono state migliori. Nel complesso c'è da dire che quest'anno il mio tempo libero è stato tendente allo zero, visto che a fine giugno ho comprato casa è sono dovuto stare dietro ai lavori prima e al trasloco poi, ho tempo per riflettere solo ora. Ma fortunatamente ho l'abbonamento a Spotify...
view post Posted: 1/1/2014, 18:14 NeuroAwards 2013 > Commenti - THE WALL OF SOUND
I commenti alla mia chart 2013.

1. Barn Owl – V

Lo scorso anno si erano presentati con dei dischi soliti, Black Mesa per Porras, Night Dust e Dreamless Sleep per Caminiti. Quest'anno mettono insieme le forze per, senza dubbio, il loro miglior disco nonché in assoluto una della migliori proposte dell'anno per il genere e non. Un full immersion oscura, dilata, che passa tra il doom e l'interstellare (Voix Redux), tra distorsioni in un'atmosfera impalpabile (The Long Shadow Against The Night), cattedrali heckeriane (Blood Echo), fino a lidi ancestrali (Pacific Isolation) e alla meravigliosa The Opluent Decline, la lunga suite che rappresenta l'attracco definitivo. Top.

2. AUN - Alpha Heaven

Un viaggio cosmico che ha il suo inizio nella maestosa oscurità di Koenig, passa per i meravigliosi tappeti di synth in Returna e War Is Near (impreziosita dalla voce di Julie Leblanc, stavolta anche impiegata nella scrittura dell'album), l'omaggio a Steve Roach nella coppia Viva e Vulcan, al tocco heckeriano di Alpha fino alle pulsszioni di Voyager (con ancora presente Julia Leblanc) e la lunga suite a là Klaus Schulze (canzone, insieme alla precedente Footland presente solo come bonus nella versione cd). Saranno necessari diversi anni luce per disperdere tutto il flusso cosmico di questo disco.

3. Lustmord - The Word As Power

Con Brian Williams mi sono cimentato solo con Carbon/Core e [Other], un album in collaborazione con Aaron Turner degli Isis, King Buzzo dei Melvins e Adam Jones dei Tool, tutti e tre chitarristi.

Poi arriva questo The Word As Power e la cosa mi ha sorpreso non poco. Williams, da vero maestro, crea un oblio, un buco oscuro fatto di bordoni, echi e riverberi. E le voci presenti spostano la bilancia ora verso uno spiraglio di luce (Aina Skinnes Olsen in Babel e Ygair), ora in un limbo (l'accoppiata Goetia / Chorazin sempre con Aina Skinnes Olsen o Adras Sodom con Jarboe degli Swans) ora nelle tenebre (Grigori con Soriah e il suo overtone chanting).
Ma la speranza è riposta in Abaddon dove la voce celestiale è di Maynard James Keenan, il frontman dei Tool, riprocessata all'infinito, praticamente irriconoscibile, che fa da antitesi ad un'atmosfera torbida, infernale. Pezzo monumentale, canzone dell'anno.

4. Forest Swords – Engravings

Una borsa sta suonando in fondo alla stanza. Ci avviciniamo, sbirciamo dentro. Si intravede Nicolas Jaar e Clams Casino. Non riusciamo a trattenere la curiosità, la apriamo. Di colpo escono fuori ritmi trip hop, post rock, voce a bassa fedeltà, cut and paste, echi soul e folk, una spruzzatina di dream pop. Iniziamo a rovistare. I glangori metallici di Thor's Stone ricordano i Demdike Stare così come Onward e The Plumes, mentre tribalismi e ritmi orientali fanno da padrone in Irby Tremor. La soul step di An Hour va a braccetto con Anneka's Battle, pezzo in stile Bath For Lashes mentre Gathering è un portentoso call and response. Senza dimenticare la chitarra dei Barn Owl nella monumentale The Weight Of Gold.

Ma in fondo alla borsa c'è la chicca assoluta Friend, You Will Never Learn, che racchiude tutto quando detto finora: ritmo sincopato, anima celestiale, voce low-fi e groove impressionante.

5. Tim Hecker – Virgins

E' risaputo, io a Tim Hecker pagherei anche le bollette. Dopo l'immenso The Ravedeath 1972 e dopo averlo perso dal vivo in una Chiesa su un organo a canne a causa della neve nel febbraio dello scorso anno, quest'anno se ne esce con questo Virgins. Se An Imaginary Country puntava su una tavolozza infinita per dipingere il proprio paese ideale e l'organo in The Ravedeath per andare oltre, qua si gioca tutto sulla conflittualità tra il pianoforte e un magma dronico, aspettando un segno per diradare le nuvole, vedi ad esempio Virgianl I & II e le due Live Room. Se Stigmata I riprende la magniloquenza di The Ravedeath, è Stigmate II - pur ricordando la Killshot in apertura di Ben Frost - a sciogliersi in dolcezza nel finale. Chiude il disco la potentissima Stab Variation.
Altra grande prova da parte di Hecker da non perdere, uno dei più grandi artisti di musica elettronica del nostro tempo.

6. James Blake – Overgrown

Gli ep rilasciati (Enough Thunder e Love What Happened Here) non aggiungevano molto a quando già detto dal ragazzo fino a quel momento. Onestamente pensavo che avesse finito già la benzina, distratto appunto dal successo o da qualche impresario sempre pronto a tirarlo per la giacchetta.
Fortunatamente mi sbagliavo: pur non avendo l'impatto dirompente del primo disco, Overgrown è un grande, grandissimo disco, il disco della maturità. Colpiscono non suoni alieni o la ricerca di qualcosa di nuovo bensì la messa a punto di sound già ben definito e la capacità di scrivere canzoni e di cantarle con una maturità non comune in un ragazzo di 24 anni.
Dimentichiamoci i ritmi claudicanti di Unluck, nella title track c'è un risveglio yorkiano con un filo di melodia a scorrere sotto pelle. La successiva I am a sold è un capolavoro di bellezza impalpabile, con quel basso appena appena accennato. La cassa in prima linea di Life Round Here fa da spartiacque con Take a Fall For Me dove la partecipazione di RZA, leader dei Wu Than Klan, la rende un fumoso incrocio tra soul e hip hop.

Ritornano i gorgheggi in Retrogade (altra meraviglia), praticamente un pezzo a cappella con l'intimismo Tom York e l'anima di Stevie Wonder, dove James continua ad esplorare la solitudine dell'animo umano (Suddenly I’m hit / Is this darkness of the dawn / And your friends are gone / When your friends won’t come / So show me where you fit / So show me where you fit).

In Dlm si manifesta viva la passione per Anthony Hegarty (e ribadisco il concetto che James Blake è l'Antony Hegarty degli anni '10) mentre Digital Lion – con la partecipazione di Brian Eno – ricorda gli scleri ultimi Radiohead.
Chiudono la scintillante Voyer, sorta di micro house & idm stop and go, la sacralità di To the Last (ascoltate in quanti modi riesce ad usare la voce James e quante sfumature riesce a darle) e i mormori pulsanti in Our Love Comes Back.

7. 36 - Shadow Play

Al secolo Dennis Huddleston. Ormai sforna un disco all'anno ma pensavo avesse concluso la sua trilogia, invece se n'è uscito con questo dischetto che, se pur più breve dei precedenti, riesce ad esser un bel disco di musica ambient, etereo e celestiale.

8. Tamikrest - Chatma

Terzo disco nel giro di pochi anni per i Tamikrest, i – sempre per rimanere in termine di parentele – fratellini dei Tinariwen. Stesso paese di provenienza, il Mali e la stessa etnia Tuareg, oltre al fatto che i Tamikrest, negli anni dell'esordio suonavano sia canzoni tradizionali sia le canzoni dei Tinariwen.
Il refrain è sempre il solito ma ci sono anche delle diversità sostanziali con i fratelli maggiori, ovvero un sound leggermente più occidentale, più rock 'n' roll e meno desertico.
Ousmane Ag Moss ha una voce più limpida, un fingerpicking meno abrasivo e, nel complesso, più scintillante, dove il basso rotondo di Cheick Tiglia è sempre in prima fila (vedi Itous o la travolgente Djanegh Etoumast).
Hand clapping e call and response chiudono il cerchio di questo straordinario “from Mali to Mississippi”, immortalato nella bellissima “sorella” in copertina.

9. Steve Mazzaro - Bullet To The Head Soundtrack

Ahhh ecco ora si spiegano tante cose! Questa è la frase che mi è uscita di bocca quando ho letto il libretto di questo. Perchè si, la colonna sonora di Bullet To The Head, oltre che ad essere una soundtrack che si adagia perfettamente al film, è anche un grande album blues rock - e non solo. La frase di cui sopra è scaturita dal fatto che non conoscevo Steve Mazzaro ma sul libretto c'è scritto che questa colonna sonora è prodotta da Hans Zimmer e dopo una breve ricerca, ho scoperto che lo stesso Mazzaro ha collaborato con Zimmer per le sue recenti produzioni, da The Dark Knight Rises fino a Man Of Steel.

Dicevamo blues. Un bues introdotto dal rullante in Here's The Story che, insieme alla conclusiva e monumentale title track rappresentano i pezzi più squisitamente blues/rock impreziositi da un'armonica senza freni. Armonica che sarà protagonista anche in Staying In The Game, On The Road e It's All Over. Il main theme è sempre presente anche nella parte centrale del disco - Don't Touch My Gun, This Is My City, Guns Don't Kill People, Change of Plans, End Of The Line - meno ritmata ma dal groove e dal photos maggior. Zimmeriana, mi verrebbe da dire. C'è spazio anche per un giro di tango in The Fox And The Hound. Mazzaro se la canta e se la suona. Bene.

10. The Haxan Cloak – Excavation

Questo disco è la perfetta colonna sonora di quando stai mettendo il lucchetto al motorino e ti senti osservato, ti fermi ad un autogrill alle 2 di notte e scendi giù al bagno. Niente marciume, ma paura si, tanta.

11. Calibro35 - Traditori di Tutti

E dopo il fantastico Ogni Riferimento A... questo Traditori Di Tutti è il loro ultimo lavoro. Stavolta niente cover ma il titolo – così come i riferimenti narrativi - è preso dal libro di Giorgio Scerbanenco e tra la morte di Giovanna e dell'amante Silvano i Calibro ci viaggiano dentro, tra funk, prog e psichedelia.

Prologue è un'apertura rassicurante ma già Giulia Mon Amour è un inseguimento in perfetto stile Calibro mentre Stainless Steel è un martello contro un incudine affidata al basso di Luca Cavina. One Hundred Guests e Mescaline 6 sono situazioni losche in salsa prog mentre The Butcher's Bride è l'ora dell'aperitivo, stavolta in versione peccaminosa. Vanno a braccetto in un connubio funky Vendetta e You Filthy Bastards!. La situazione si fa seria nel giro di basso in Traitors ma le algide Two Pills In The Pocket e Miss Livia Ussaro stemperano l'atmosfera con un pizzo di rassegnazione. In Annoying Repetitions scorrono eleganti e dilatati i titoli di coda

Nuovi omicidi sonori (cit) per una band ormai nel pieno della maturità artistica che è riuscita anche ad ampliare la propria proposta componendo tutto il materiale del disco e inserendo strumenti nuovi come l’organo Philicorda, il dulcitone e il mellotron - grazie a Enrico Gabrielli che rappresenta il Brian Jones della situazione.
Tradiscono tutti, ma non cedono a nessuno. Sempre e comunque Calibro35.

12. Jon Hopkins – Immunity

Immunity segna il ritorno di Hopkins (da solista) dopo Insides, uscito nel 2009. Il producer inglese si lancia in una techno plumbea, elegante, soffusa e claustrofobica, post-rave raccontata attraverso un’epica night out (cit), elementi ampiamente riassunti nel videoclip Collider.

Indicato a chi, come me, osserva sempre ma non partecipa.

13. Mario Massa & SaffronKeira - Cause And Effect

Periodo in stato di grazie per il sardo Eugenio Caria. Dopo il monumentale A New Life uscito lo scorso anno per Denovali e l'album Tourette uscito quest'anno (sempre per Denovali), eccolo a dividere lo spazio con Mario Massa, trombettista suo conterraneo.
Ed è proprio il trombettista sardo a metter un freno alla glitch caotica di Saffronkeira, introducendo cuore e calore, come nella magnifica tittle track o nella conclusiva da pelle d'oca South North. Il tutto si snoda tra appunto glitch, field recording, droni, schegge impazzite, delicate pulsioni e i sussurri dilatati di Massa, che mi han ricordato i Dale Cooper Quartet di Matemanoir.
Mille umori, mille frammenti, un disco unico per un sound designer definitivamente sbocciato.

14. Simona Gretchen – Post-Krieg

Questa ragazzetta di nemmeno 25 anni in nemmeno 30 minuti di disco si mangia il 90 per cento della musica italiana (e forse qualcosa anche oltre) uscita negli ultimi anni. Post punkissima ma al tempo stessa riesce a cantare con una calma e una disillusa armonia. Grandissima lei e la band di supporto.

15. Donato Dozzy - Plays Bee Mask

Donato Dozzy, alias Donato Scaramuzzi, l'avevo già apprezzato lo scorso anno nei Voices Of The Lake, in collaborazione con l'altro italiano Neel. In questa occasione, Dozzy ha deciso di remixare, o più semplicemente di rileggere, una traccia dal titolo Vaporware del producer Chris Madak al secolo Bee Mask.

7 variazioni per il tema centrale. Acqua e pioggia nella prima, dilatazione ipnotica nella seconda e terza, lo space groove techno già sentito nei Voices Of The Lake nella quarta, kraut rock nella quinta e sesta. La settima ed ultima variazione riprende il tema centrale di Vaporware che viene liberato dalle impurità, accentuandone il carattere armonico.

16. Endless Boogie - Long Island

Quinto album per band capitanata da Paul Mayor, il primo che io abbia ascoltato. Non si finisce mai di imparare. Visto di chi stiamo a parlare, niente fronzoli. Blues viscerale, sabbioso, grezzo, che va da Beefearth agli Stooges, passando per primi Rolling Stones e ZZ Top fino ai più recenti Kyuss e 35007.

Un riff fa da motorino d'avviamento a imponenti jam session grazie ai precisi ricami di Jesper Eklow alla chitarra, alla voce cavernosa di Paul Mayor (che suona anche la chitarra) e alla solida sezione ritmica di Mark Ohe al basso e Harry Druzd alla batteria.

Un disco fuori dall'ordinario.

17. Daughter - If You Leave

Una menzione doverosa va a questa band e alla sua cantante, Elena Tonra, che han realizzato uno dei migliori dischi dream folk pop di questo 2013.

18. Rhye – Woman

Poco più di 30 minuti di leggero soul bianco, synth - dream pop, atmosfere tra Sade, Cocteau Twins, Feist unite alla sensualità di Robert Owens e Marvin Gaye. E canta un uomo, Michael Milosh.

19. Beth Hart & Joe Bonamassa – Seesaw

Anche questo è un omaggio ad una delle coppie più informa degli ultimi anni. Dopo Dont' Explain, uscito nel 2011, la coppia esce quest'anno con Seesaw. Si segue il solito schema, ovvero il recupero di pezzi classici di Ike & Tina Turner, Al Green, Etta James, Aretha Franklin, Billie Holiday. Meno a fuoco rispetto a Don't Explain, rimane comunque una qualità elevata sia nel canto di Beth (il suo recupero personale non può che far solo bene alla musica) che nella chitarra di Bonamassa, nonché in tutta la band.

20. Depeche Mode - Delta Machine

Anche se a mano armata, non sono pronto a fucilare Martin Gore, come chi, dopo l'uscita dell'album. gli ha rinfacciato di aver dichiarato che questo Delta Machine ha un sound come Violator o Songs Of Faith And Devotion. Qua c'é il marketing, l'inciucio di chi intervista e di chi è intervistato. A me queste cose non interessano.
Tra i sermoni intrisi di pietà di Sounds Of The Universe e l'aggressività di Playing The Angel, Delta Machine sceglie la via di mezzo: intensità ma senza forzare la mano, strutture già collaudate (mixa Flood) e pezzi di evidente mestiere. Se Welcome To My World ricorda I Want It All di Playing The Angel (volevo dire World In My Eyes ma sono contrario alle bestemmie), Angel è, tra bassi incalzanti e distorsioni, una della migliori prove vocali di Dave Gahan – nonché una delle miglior canzoni del disco.
Ecco il singolo, Heaven, l'immancabile pezzo emo sempre presente nei dischi dei Depeche Mode. La parte centrale era il vero cruccio di Sounds Of The Universe e qua va un pochino meglio. Secret To The End, con quel intro alla It's No Good ricorda proprio l'album di cui sopra e My Little Universe ha un orecchio vicino agli ultimi scleri dei Radiohead. Slow è un ipnotico elettroblues mentre invece Broke, pur avendo un sapore alla Behind The Wheel ha purtroppo un ritornello scontatissimo – in generale i ritornelli non sono il punto di forza del disco, anzi. Idem per The Child Inside, l'immancabile pezzo cantato sempre uguale da Martin Gore da non so quanti album a questa parte. Chiude il cerchio dell'orrore Soft Touch/Raw Nerve, sorta di idm interstellare con quel sound iper patinato di Sounds Of The Universe.
Delta Machine riprende quota con il ritmo oscuro e claudicante di Should Be Higher - altra balle prova di Dave – e Alone, bel duetto tra Martin e Dave tra bordoni e tappeti di synth. Per gli amanti dell'attività fisica, chiude Soothe My Soul che vorrebbe essere una Personal Jesus 2.0 – non ci arriva minimamente ma ai concerti farà ballare tanta gente – e Goodbye, altro onesto elettoblues che molto probabilmente verrà usata come chiusura dei concerti, appunto.
Delta Machine non è un capolavoro e ed è un disco che sta sopra la sufficienza. Ha buone idee, un sound a volte troppo collaudato e il problema che secondo me affligge i Depeche Mode da un po', ovvero il tenere la barra diritta per tutta la durata di un disco. L'ispirazione calante di Martin Gore, fisiologica per chi fa musica da 30 anni, è appena appena mitica dai 3 pezzi scritti (come da accordi presi in passato) da Dave Gahan – per inciso sono Secret To The End, Broken e Should Be Higher. Il buon Dave ha sempre voce e carisma da vendere ma mi è oscuro l'apporto di Andy Fletcher. Non contenti, tutti gli ultimi lavori superano abbondantemente i 50 minuti, dove un People Are People (1984) ne durava 41.
Il sempre buon Play The Angel, una straordinaria discografia e una spendibilità del marchio che fa registrare sempre sold out tutte le date dei tuor, hanno allungato la vita della band oltre le più rose previsioni. Delta Machine non fa che rafforzare quanto detto sopra. Purtroppo i Depeche Mode di oggi sono questi per chi cerca altro il ristorante è in fondo alla strada.
E se insistete sul Delta e la macchina rimetto mano alla pistola.

Conclusioni

Tutte le annate per me son buone. Mi basta esser riuscito ad ascoltare musica con continuità. L'unico pecca è che solo nella seconda metà inoltrata dell'anno sono riuscito a limitare il mio brutto vizio di ascoltare tutto ciò che rientra nelle mie corde e, se pur essendo favorevole a sparare nel mucchio, spesso ciò mi porta a sprecare un sacco di tempo in dischi onesti ma che con un semplice ascolto sui canali di musica streaming avrei potuto ampiamente evitare. Spero in questo ormai già nuovo anno di poter aver un mezzo tecnologico all'altezza (vedi uno smartphone serio) e di poter trovare una soluzione che unica qualità e numero di ascolti.
view post Posted: 1/1/2014, 18:08 NeuroAwards 2013 > Charts - THE WALL OF SOUND
Miglior Disco 2013 [top 20]

1. Barn Owl - V
2. AUN - Alpha Heaven
3. Lustmord - The Word As Power
4. Forest Swords - Engravings
5. Tim Hecker - Virgins
6. James Blake - Overgrown
7. 36 - Shadow Play
8. Tamikrest - Chatma
9. Steve Mazzaro - Bullet To The Head Soundtrack
10. The Haxan Cloak - Excavation
11. Calibro35 - Traditori di Tutti
12. Jon Hopkins – Immunity
13. Mario Massa & SaffronKeira - Cause And Effect
14. Simona Gretchen - Post-Krieg
15. Donato Dozzy - Plays Bee Mask
16. Endless Boogie - Long Island
17. Daughter - If You Leave
18. Rhye - Woman
19. Beth Hart & Joe Bonamassa - Seesaw
20. Depeche Mode - Delta Machine

Miglior Disco Italiano 2013 [top 5]

1. Simona Gretchen - Post-Krieg
2. Calibro35 - Traditori di Tutti
3. Saffronkeira - Tourette
4. Fabio Orsi - Glowing Echoes
5. I Gatti Mézzi – Vestiti Leggeri

Miglior EP 2013 [top 5]

1. Burial – Rival Dealer

Canzone Dell'Estate 2013 [top 3]

1. Jon Hopkins – Collider
2. Depeche Mode - Should Be Higher
3. Daft Punk – Get Lucky

Miglior Canzone 2013 [top 5]

1. Simona Gretchen - Hydrophobia
2. Lustmord – Abbandon
3. Forest Swords - Friend, You Will Never Learn
4. AUN - The Word Is Near
5. Cristal – Dead Bird

Miglior Disco d'Esordio 2013 [top 3]

1. Forest Swords – Engravings
2. Daughter - If You Leave

Miglior Videoclip 2013 [top 3]

1. Jon Hopkins - Collider

Delusione Dell'Anno 2012 [top 3]

1. Ólafur Arnalds - For Now I Am Winter
2. Cult Of Luna – Vertikal
3. Nine Inch Nails - Hesitation Marks

Cover Dell'Anno 2012 [top 3 + foto per la prima classificata]:

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1. Femme En Fourrure – 36-26-36
2. Endless Boogie - Long Island
3. Baths - Obsidian

Miglior Live Dell'Anno 2013 [top 3-5]:

1. Depeche Mode @ Stadio Olimpico (Roma)
2. Demike Stare @ The Cage Theatre (Livorno)
3. Calibro 35 @ The Cage Theatre (Livorno)

Riscoperta Dell'Anno [top 3]


I Gatti Mèzzi

Peccati inconfessabili (l'ora dell'outing) [top 3]

Ho visto 3 canzoni di Kate Perry in TV Live @ iTunes Festival
view post Posted: 11/11/2013, 22:25 Tim Hecker - THE WALL OF SOUND
CITAZIONE (Edvard @ 11/11/2013, 16:12) 
CITAZIONE (Yog Sothoth @ 9/11/2013, 10:07) 
Secondo me qui semplicemente lo riscopriamo in una nuova veste..un Tim meno etereo e più concreto, droni più controllati e maggiore libertà compositiva, dove il piano è l'indiscusso protagonista..poi la copertina è tremendamente bella..perfetta per prepare l'ascoltatore al fatiscente viaggio che lo aspetta...boh, a me piace parecchio, forse persino più di Ravedeath

sono d'accordo, ed il risultato è ottimo, devo dire che più lo si ascolta più esce in tutto il suo impatto....un Hecker diverso ma forse addirittura migliore.

Mi metto in coda anche io, ma per ora l'ho ascoltato solo un paio di volte. A bocce ancora calde dico che non è un disco facile.
view post Posted: 7/4/2013, 10:07 Uscite 2013 - THE WALL OF SOUND
Consiglio due dischi interessanti.

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Barn Owl - V

A mio avviso è una ottima prova di maturità del duo Porras - Caminiti, a fronte anche dei bei lavori dello scorso anno (Black Mesa per Porras, Night Dust e Dreamless Sleep per Caminiti).

1920287004-1

Saåad - Orbs & Channels

Per gli amanti delle cattedrali heckeriane.
view post Posted: 30/3/2013, 21:45 Neurosis Live - Neurosis Live
Secondo voi fanno solo questa data?
view post Posted: 22/3/2013, 18:41 Uscite 2013 - THE WALL OF SOUND
Si easy senz'altro e la voce è di un uomo a quanto ho letto. E' la miglior uscita in termini relativi, fa capire che in questo scorcio di 2013 le cose che ho ascoltato non sono grandi cose. Eppure il mio approccio alla musica è sempre il solito...

Te Edvard che hai trovato di buono?
view post Posted: 21/3/2013, 23:23 Uscite 2013 - THE WALL OF SOUND
Ma guarda, io che vi osservo costantemente da un po' di tempo e ho notato una cosa: fate i duri e puri, però alla fine gira che ti rigira certi dischi diciamo fighetti nelle classifiche ci sono sempre. :)

P.S.Di primo acchito sono permaloso, poi mi passa :)
view post Posted: 21/3/2013, 19:36 Uscite 2013 - THE WALL OF SOUND
CITAZIONE (Vortex Surfer @ 20/3/2013, 21:13) 
CITAZIONE (Sciarpi @ 20/3/2013, 08:39) 
Rhye - Woman

Poco più di 30 minuti di leggero soul bianco, synth - dream pop, atmosfere tra Sade, Robert Owens e Marvin Gaye.

Scusami, fammi essere un po' true: è la descrizione meno attraente che mi sia capitato di leggere su queste pagine; ci mancava soltanto raggae-christian rock e avrei chiamato l'esorcista prima dell'ascolto...

Il disco è questo, forse non apprezzi il genere... Che avrei dovuto scrivere secondo te? Mah... E tranquillo, odio il raggae e non ascolto christian rock.
view post Posted: 20/3/2013, 15:29 Uscite 2013 - THE WALL OF SOUND
Pardon, mi ero scordato di mettere una song :)
188 replies since 31/12/2007