| Il Panopticon è un carcere ideale progettato nel 1791 da Jeremy Bentham. La struttura del panopticon è composta di una torre centrale, all'interno della quale si trova un guardiano o più semplicemente un osservatore. Intorno ad esso si estendono, in forma circolare le celle dei prigionieri. Vi sono due finestre in ogni cella, una rivolta verso l'esterno per prendere luce e una verso l'interno. Tramite un ingegnoso gioco di luce e controluce, il guardiano può controllare lo spazio circolare e circostante senza essere visto. L'uno che osserva tutti. Lo scopo di tale costruzione è quella di diffondere un controllo sulla mente dei prigionieri che non sono mai in grado di stabilire se sono osservati oppure no. Sempre dediti all'innovazione sia artistica che stilistica, con questo disco, uscito nel 2004, la band di Boston non solo allenta le radici dal postcore ma crea un vero e proprio mondo a se. Sparisce l'acqua, tanto cara alla band e subentra questa fredda costruzione. La cosa straordinaria di questo disco (al di la dei generi o delle influenze delle quali non sono in grado di poter discernere fino in fondo), ed è poi la cosa che segna il confine tra un ottimo disco e un capolavoro, è quella di seguire alla lettera i dettami di ciò a cui si ispirano. Il disco, ad una prima impressione, si presenta pesante, monolitico, asfissiante. Così come il Panopticon nel suo aspetto esteriore, ovvero quello di un comune carcere. Ma se si scava al suo interno si nota una costruzione geometrica precisa al millimetro, chitarre ora distorte ora libere che si incastrano alla perfezione, con il basso che scandisce sempre la loro metà. Il fatto che le canzoni abbiano tutte un baricentro preciso, una doppia faccia, un doppio punto di osservazione, un dottor Jeckyll e mister Hide al suo interno rendono maggiormente l'idea del significato che ha il Panopticon. Ma qui non si parla del carcere in se per se, si utilizza la sua costruzione geometrica e architettonica come visione per parlare della condizione umana. Tutto funziona alla perfezione in questo disco. Nessuno che tenta di strafare mettendo una nota in più. L'album si apre con So Did We. I primi secondi sembrano presi direttamente da Oceanic, ma è solo un “dove eravamo rimasti". E siamo rimasti proprio qui, cioè che siamo: dei semplici esseri umani.
Our skin worn thin Our bones exposed Life reduced to ticks
Subito le chitarre di Turner e Gallagher prendono a rincorersi l'un con l'altra, con il drumming di Harris a scandire il tempo che passa e il basso di Caxide a fare da baricentro alla canzone dilatandone la consistenza. Questa è la prima faccia della medaglia. Ma da dentro il Panopticon si può guardare tutti senza essere osservati e da qui si snoda la seconda parte della canzone: da dove veniamo.
From forest caves and azure skies We crashed upon this earth The years, they passed and so did we Yet, resistance would be brought
La rullata finale Harris sulla voce pulita di Turner e la chitarra che prende il suo posto cancella ciò che è stato fatto. Tabula rasa, si riparte dal principio. Blacklit è la chiave dell'album, quella che spiega gli effetti del Panopticon stesso, dove Turner si divide tra growl e cantato pulito, come a voler significare una doppia faccia.
Always object Never subject
Can you see us?Are we there? Are we there...... Can you see me? We are watching We are watching....
You are fading... In the daylight.... Fading....
Ma c'è sempre un motivo di speranza. La luce. Il basso di Caxide in solitudine, la canzone che mantiene la sua forma, pulsa, prende vita man mano che le chitarre di Tuner e Gallagher si fanno sempre più unite. La luce è speranza, la speranza è vita.
Always upon you, light never ceases Lost from yourself, light never ceases Thousands of eyes, gaze never ceases Light is upon you 'til life in you ceases
In Fiction smentisce, paradossalmente, quando detto in precedenza Ma è solo l'apparenza, finzione. Il Panpticon è pesante, si muove difficilmente così come la canzone. La partenza è lenta affidata solo al basso di Caxide e al drummig leggero di Harris, con riff isolati sparsi qua e la. E' una creatura che pian piano prende forma e insieme ad essa acquisisce conoscenza: la conoscenza di essere stati ingannati in un tempo passato.
Through fiction we saw the birth Of futures yet to come
Finzione, appunto.
Yet in fiction lay the bones Ugly in their nakedness
Anche nella finzione la nostra condizione di essere umani resta quella che è. Siamo e saremo fatti di ossa e polvere. Così come in So Did We e in Blacklit, il basso di Caxide si stacca da gli altri strumenti e segna nuovamente il baricentro della canzone. Turner scala tutto il Panopticon, si erge sui confini e braccia al cielo ci avverte che
Yet under this mortal sun We cannot hide ourselves
Non ci possiamo nascondere, perchè qualcuno è sempre li pronto a guardarci. Il sole mortale si riferisce simbolicamente all'uomo. Sole perchè è in alto e guarda tutti noi, ma è mortale perchè è pur sempre un uomo. Il finale è uno dei punti più alti della carriera degli Isis: Gallagher e Turner mandano in un verso la canzone, Harris la stoppa e Caxide la riavvolge su stessa. Si ritorna al punto di partenza. Alla nostra natura, alla nostra condizioni di semplici esseri umani, la finzione è mera illusione. Wills Dissolve è l'opposto, in termini di architettura musicale, delle canzoni precedenti. L'inizio è silenzioso, con quei rivoli d'acqua che erano il marchio di fabbrica Isis negli album precedenti.
Those eyes and (this) tower have seeped into our open veins
Gli occhi sono di chi ci guarda, cioè chi è al centro del Panopticon. Il drumming sincopato di Harris introduce una triste verità.
Uncoiled was it's strength And our souls en masse Poured down in sheets of rain And dissolved 'neath their feet
Il Panopticon è, in primis, una prigione. Ma è un prigione non solo fisica o nella sua utilità, ma è anche un prigione geometrica. Ed è proprio la sua geometricità a rendere massiccia la sua coercizione, il suo spogliare di tutto ciò che un uomo possa avere.
Circling further down Our wills dissolve 'neath their feet
Nel mondo esistono persone che vivono per intero la loro esistenza sotto l'oppressione di qualcuno che si fa vedere solo quando c'è da impartire ordini o direttive. Esseri umani usati come strumento per un elite non meglio precisata. Imperversano le distorsione delle chitarre, il tono è oscuro, tetro ma al contempo stesso desolato e rassegnato. Ma la flebile chitarra nel finale (anche qui la canzone torna al punto di partenza così come le altre) ad infondere un minimo di speranza. Sindyc Calls è il giorno del giudizio, la fine dell'agonia. Se ancora ce ne fosse stato bisogno, gli Isis dimostrano ancora una volta come incastrare alla perfezione ritmo, chitarre distorte, rivoli d'acqua. La morte si affaccia, punta il dito e chiama
Syndic calls your name Show your thinned face at the window
Anche in questa occasione, il basso di Caxide si stacca, Gallagher e Turner dialogano a colpi di riff sporchi e sbilenchi sopra il tappeto elettronico costruito ad arte da Mayer. Magistrale l'esplosione in cui la morte mostra il suo sorriso beffardo.
Is this the next "last day"? Prepare to be carried by the "crows" Heavy hand upon the land Feel its weight inside you
Beffardo perchè è un morte annuncia da tempo (Is this the next "last day"?), ovvero quella a cui siamo condannati dalla nascita, ma che ancora non avviene lasciando in angoscia chi attende la mano sopra la propria testa. Altered Course è una pezzo interamente strumentale che vede la partecipazione di Justin Canchellor dei Tool. Il pezzo post rock dell'album, quel post rock che sarà il punto di partenza dei Red Sparowes un anno dopo l'uscita di questo disco. L'acqua non c'è, è sparita, evaporata. Ma rimane il suo corso affrontato ora singolarmente ora all'unisono da tutti i membri della band. Niente baricentro stavolta, la canzone è così: un lungo susseguirsi di riff chitarra che si legano, si abbracciano, si lasciano e si riprendono tra di loro, sotto il drumming preciso e tribale di Harris e il basso effetto bolla ora di Chancellor ora di Caxide. Come chiudere un disco se non con Grinning Mouths? Musicalmente ricalca un pò lo schema di Wills Dissolve, anche se c'è un qualcosa che mi richiama False Light di Oceanic.
Magistrates dream of plague Tongues loll in anticipation You are awake in their darker visions Drool slips from ginning mouths The plague is forced on us all Is it there? Are they there? Shouts of fact abound But whispers of truth burn through
Is it there? Are they there?
Chi sta sopra di noi, il guardiano del Panopticon, i pochi che guardano i molti, ci infondono paure, angosce, ansie, odio. Ci tarpano le verità e la libertà. E non ci resta nemmeno il tempo di morire...
Spero di non essere stato troppo invadente e di non avervi annoiato.
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