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Inevitabile... la tattica "copia-ricicla-riesuma" di Netflix è conclamata.

Dal canto mio, senza grosse aspettative ho visto La verità sul caso Harry Quebert, e devo confessare di esserne stato sorpreso in positivo; un mystery vecchio stile che migliora con l'andare delle puntate e nel finale non delude.

Grande delusione per The Terror; cast di lusso, locatios da brividi (in tutti i sensi) ma storia stiracchiatissima per 10 puntate.

Un po' meglio va con Marianne, serie Netflix francese: a volte il brodo è allungato anche qui, il meccanismo per suscitare paura spesso è elementare, ma almeno si lascia seguire fino alla fine e non si rischia di abbioccarsi una puntata sì e una pure come per The Terror.

Dark
Altra produzione Netflix, stavolta prodotta in Germania.
Siamo in ambito soprannaturale, dalle parti di Twin Peaks (grazie anche all'ottima musica di Ben Frost) ma con più compattezza e meno poesia surreale.
La prima stagione ho finito di vederla ieri, molto convincente.
Consigliato.


Su questo lungometraggio girano in rete pareri contrastanti. Mi interessa pochissimo, pur non diprezzandolo affatto mi sono fermato alla prima stagione di Breaking Bad.

Ennesima netflixata: Unbelievable
Da una storia vera, l'indagine di due caparbie detectives per scovare un serial rapist particolarmente avveduto; in parallelo, la paradossale storia di una delle vittime, la giovanissima Marie.
Dopo due puntate di intensità stratosferica, la serie si assesta su binari più canonici. Buona, ma poteva essere meglio. Ottimo il cast.

Da fan sfegatato del fumetto, non ho potuto lasciarmi sfuggire la serie Watchmen, che fa interagire (alcun)i protagonisti del fumetto con altre facce nuove nella Tulsa del 2019. Pur ricollegandosi dichiaratamente al fumetto e non al film, la serie probabilmente ne tradisce un po' lo spirito, soprattutto per via di spiegoni che allungano il brodo e tolgono un po' di magia; però non posso dire che non mi sia piaciuta e che non mi farebbe piacere ci fosse una seconda stagione.

Tratta dall'omonimo romanzo di Stephen King, The Outsider rappresenta al meglio il perchè seguire ossequiosamente alla lettera le indicazioni kinghiane determini al peggio un fallimento totale, al meglio un polpettone.Girato benissimo e impregnato da un'atmosfera da thriller procedurale inusuale per una trasposizione kinghiana, The Outsider è però affetta dalla logorrea tipica dell'autore, e prolunga per 10 puntate una vicenda che abbisognava di un minutaggio assai inferiore (forse persino quella di un lungometraggio). Non aiuta poi che il rude protagonista sembri una specie di David Caruso dei poveri e la "sensitiva" diventi progressivamente sempre più insopportabile. Alla fine la serie non è neanche male, ma avrebbe avuto ben altre potenzialità.