CITAZIONE (Vortex Surfer @ 20/12/2007, 15:01)
ciò che ci circonda è ciò che ci circonda, sia che lo chiamiamo dio, mondo, bleargh (cit.
) - se non fosse che le religioni che lo sostengono si basano sul concetto di meditazione, si fondano sull'ascetismo: ma come, dio è nel mondo e per capirlo dobbiamo rinchiuderci in noi stessi?
Attenzione, questo è un punto focale che spesso si tende a confondere. In chiave buddhista, ad esempio (che è un pensiero derivante dalle dottrine vediche), la emditazione e l'ascetismo non hanno cme fine ultimo il raggiungimento di Dio, bensì il distacco dell'uomo dai beni materiali, dalla carnalità e dalle passioni. Non si venera nessun Dio ed il Buddha era un uomo come me o te e potenzialmente chiunque può essere il Buddha (ovvero "il Risvegliato"). È un discorso complesso che vale anche per le altre religioni o filosofie orientali. Sono "religioni" molto individualistiche che mirano al perfezionamento del singolo essere umano (e di riflesso, della comunità in cui vive), a differenza del cristianesimo (non mi sento di dire nulla nei riguardi dell'Islam, dato che è una cultura di cui ho nozioni "occidentalizzate"), che mira maggiormente al concetto di "comunità".
Sono state esposte teorie molto interessanti e su tantissimi passaggi mi trovo perfettamente d'accordo. Sono molto individualista e ritengo il mio cammino spirituale una cosa molto intima che spesso non può esseremediato attraverso le parole: sono stati d'animo, stati mentali molto profondi, non-concreti che si concretano nelle azioni che compio. Il mio "pilastro" è non far del male mai a nessuno, rispettare me stesso e gli altri e fare in modo che, da piccola formica, ogni mia azione possa propagare onde positive nei miei dintorni. Perché ogni uomo è responsabile di ciò che avviene nel nostro pianeta e ogni sua azione si ripercuote tutto intorno. Siamo unità ma la "massa" è fatta da queste unità. Posso vivere tranquillamente seza credere in Dio, ma non potrei mai vivere senza una forte colonna vertebrale fatta di princìpi ben saldi. Purtroppo noto sempre più spesso che tanti cristiani preferiscono credere in Dio e tenere da parte la morale: non vedo come potrebbero mai salvare le loro anime, se un giudizio esiste.
Anche nei confronti della morte penso che alla fine di questa esistenza terrena, la mai anima si dissolverà nell'aria. Non penserò più attraverso schemi terreni, quindi non dovrò pormi il prpblema d'essere morto. Accettare che la vita ha un inizio ed inevitabilmente avrà una fine è indispensabile per poter vivere pienamente. In tanti non riescono ad accettare questo punto e vivono con l'angoscia, affidano le loro azioni ad un fantmatico Dio ed annullano la propria forza intellettuale. La morte è l'unica cosa che realmente ci appartiene in questa vita, l'unica cosa che non potremo mai rifiutare poichè inevitabile. Prendere coscienza di questo aiuta a vivere meglio, secondo me.
Vedo l'esistenza umana come un perfetto connubio tra libero arbitrio, quindi scelte singole e consce, ed il caso, le casualità che spesso portano a salvarti in una situazione, a calare il sipario in altre. Se tutto si fondasse sul libero arbitrio no esisterebbe alcuna vita sociale, perché le libere scelte degli altri influiscono sempre sulle tue. Penso al caso e non al destino: è un caso che io sia nato qui e non in un'altra zona ben più disastrata, è un caso che non sia stato io ad ammalarmi di una grave malattia che invece ha disintegrato un mio amico di 18 anni lo scorso anno. Chi decide chi deve restare e chi no? Qual'è il criterio? Il destino? Dio? Il caso? I miei limiti mentali legati ai concetti di spazio e tempo mi impediscono di trovare tutte le risposte alle domande che mi pongo in vita. Solo quand sarò morto la mia vita avrà avuto un senso che io stesso non potrò interpretare, almeno in termini umani.