NEUROPRISON

Viscera/// - Cyclops, RECENSIONE - Giugno 2008

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Neuros
view post Posted on 7/6/2008, 09:39




Viscera/// - Cyclops

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1.Focus: The First Eye 02:18
2.Keep On Bluesing Through The Stars 12:20
3.Iris Overburden 09:51
4.Shape Of God 03:38
5.Few Years To Live 07:13
6.White Flies Might Rule The World 07:53
7.Titan 07:51



Sette anni di vita, due ep, due split, tour di supporto a band assai quotate su scala italiana e non, come ABORTED (Bel), BASTARD SAINTS (Ita), CRIPPLE BASTARDS (Ita), DEMONCY (U.S.A.), DISMEMBER (Swe), FORGOTTEN TOMB (Ita), INFERNAL POETRY (Ita), KRIEG (U.S.A.), NEFAS (Ita), PSYCHOFAGIST (Ita), RAW POWER (Ita) e tante altre.
Una gavetta tipica delle band underground, inconvenienti di ogni genere, finchè la nascente label russa APOCALYPSE NOW MUSIC / SOULFLESH COLLECTOR non decide di mettere la band cremonese sotto contratto, impressionata dall’ep Manifestaciòn de Exacrable Violencia, dove i Viscera si allontanano dal primordiale sound brutalcore, inglobando i primi germogli di “psychedelic and drone-rock experiment”.
Nel 2007 esce così lo split con i Self Human Combustion, e a fine anno, il primo full lenght : Cyclops.
Le sperimentazioni precedenti trovano più ampio respiro nelle composizioni, il sound si fa più fluido, una macchina che passa sopra ogni cosa, ma sa prendersi le sue pause, e rallentare la corsa.
Una citazione : “Poi cosa è la nostra realtà se non la percezione della nostra realtà? Niente altro questo, vi farà paura forse.” E parte Focus, The First Eye. Un macigno che cade sulla testa dell’ascoltatore, un mid-tempo granitico che si trasforma in una sfuriata di grind evoluto dove le chitarre tagliano l’aria, velocissime, arrivano al primo highlight dell’album Keep On Bluesing Through The Stars. Un titolo evocativo, che va a braccetto con la musica. Si riprende il finale della prima traccia, riff impazziti, stacco di basso, nuovi riff che rimbalzano, che colpiscono imperterriti come un martello, senza cedere di un millimetro, frammentati da interventi più dilatati di chitarra. Un’altalena di suoni ed emozioni. Un pezzo stupefacente, che incanta per tutti i suoi dodici minuti di durata, e non annoia mai, anzi, cresce ogni secondo, incollando l’ascoltatore alla canzone.
Le chitarre si fanno più ariose, la voce si fa sussurrata, un solo e già verso gli inferi nel frenetico finale. La nervosa corsa continua con Iris Overburden, ma dopo questa track, l’album non sarà più lo stesso, perché nelle rimanenti quattro canzoni, i Viscera dimostrano di non temere il confronto con le più quotate band internazionali, le spazza via. Come se le precedenti tre song fossero state un semplice riscaldamento, la band si lancia nella sperimentazione più selvaggia. Shape of God è una fantastica strumentale che all’inizio e nel finale mostra il lato più delicato della band, tra arpeggi e distorsioni, mentre nel mezzo mostra i muscoli.
Few Years To Live e White Flies Might Rule The Earth hanno il compito di mostrare una band in forma smagliante, che non si appoggia sugli allori di quanto già fatto, che sa osare, con tenacia e perseveranza, dimostra che quanto fatto in precedenza non era un semplice fuoco di paglia, nella seconda soprattutto, sono evidenti i richiami dei Pelican, riletti in maniera spettacolare.
E il finale, affidato alla strabordante Titan, chiude un disco magnifico, aperta da psichedelici giri di chitarra, arpeggi soffusi, che paiono sempre sul punto di esplodere, ma ciò non avviene, e un senso di beatitudine avvolge tutto, memore poi del fragore iniziale, è un toccasana per la mente.
Siamo di fronte quindi a una nuova, eccellente realtà, che con questo primo album ha già scalato una parte dell’irto terreno dell’underground italico, sperando che non si fermi qua.
I Pelican hanno avuto i Tusk, noi abbiamo i Viscera.

 
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