Sono io‚ cazzo! |
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| Da metalshock CITAZIONE Difficilmente nella mia (precedente) vita di utente metallaro medio avrei mai creduto di dovermi imbattere in un disco del genere, così bello ma soprattutto così nekrokulto nel packaging. Le due band in questione non condividono nè una comune origine geografica nè una strettamente musicale, eppure entrambe attingono diversamente da un serbatoio metal hardcore evoluto e spaventosamente aggressivo. Vengono rispettivamente da Varese e Biella, ma è come se provenissero da Boston, o chissà dove. Su un’etichetta come la vecchia Hydrahead o Southern Lord (che, ricordiamo, ha avuto il grande merito di aver reclutato i grandiosi The Secret aiutandoli a sgrossare un po’ la loro patina convergiana) non avrebbero sfigurato affatto, dati i loro debiti pesanti per un certo metal meticciato variamente con sludge, grindcore e anche black metal, specialmente nel caso dei più gelidi ed enigmatici O. Se gli HLR (forti già di una snella ma convincente prova risalente a poco tempo fa – “Holymosh”, recuperatelo) sembrano diluire la loro proposta in un postcore veloce, ampio, rumoroso, confusionario, grosso e grasso, debitamente tributato con una cover dei Melvins ed un’outro che altro non è che un pezzo del primissimo Burzum, gli O ricorrono a influenze più direttamente rintracciabili nel metal estremo, fortemente caratterizzati da un cantato italiano aspro forse memore della svolta di “Variante alla Morte” dei Cripple Bastards (uscito su FETO, l’etichetta di Shane Embury e di quell’altro scoppiato dei Mistress) e addirittura di un black metal che rende più sintetico e irrefrenabile il loro dinamismo. A proposito: per chi non ricordasse, gli O sono grossomodo i vecchi e misconosciuti Deprogrammazione, una convincente band di grindcore e black metal, ma divenuti più raffinati, per così dire, e oggi passati a complicarci la vita con due tracce che pesano come piombo nelle tasche. A questo aggiungete pure che Scott dei Pig Destroyer/ANb masterizza il lato dei Rakovitz e avrete più o meno idea della caratura del lavoro. Che altro dire? Non so quanti di voi si fionderanno per ordinare su Frohike un vinile del genere (100 copie di puro nerdismo DIY), ma a ben vedere, il senso della recensione è che 1- se vi piace un certo tipo di post hardcore, dovete dare una possibilità all’underground italiano e smetterla un po’ di menarcela sempre coi soliti nomi; 2- se passate su Bandcamp, ascoltate le due facce dello split e fatevi pure un’idea della mostruosa preparazione delle due band; 3- chi ascolta gli Avenged Sevenfold gli muore la mamma. (Nunzio Lamonaca)
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