bobafett |
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| le aspettative alte non sono andate deluse.
i Massimo Volume sono come quei vecchi amici che ritrovi dopo tanto tempo, e ti accorgi che in tutto questo tempo nulla è cambiato di una virgola. tutto è esattamente come allora. e quindi ti vien voglia solo di recuperare un po' di quel tempo perduto...
Cattive Abitudini è musicalmente un disco maturo, prevalentemente chitarristico come lo furono Stanze e Lungo i Bordi, che conserva buona parte dell'urgenza e dell'irruenza del primo, risciacquandone ogni ingenuità, e amplifica le atmosfere ed il mood del secondo, senza per forza risultare monotematico o noioso. anzi, ne La Bellezza Violata (una delle vette del disco) ci si permette pure il lusso di suonare in maggiore, mentre Clementi ci sussurra una parabola sulla disillusione in immagini quasi cinematografiche. già Clementi, ovvero l'altrà metà (quella lirica) dei Massimo Volume. è qui che forse avrei voluto che mi sorprendessero. ma la spiegazione sta tutta lì, nei testi, "nell'illusione che ciò che siamo riusciti a dire fosse ciò che avevamo da dire". nella consapevolezza di ciò che è stato, e in Fausto (altra vetta del disco) che altro non è se non la risposta all'interrogativo di Fuoco Fatuo (Leo, è questo che siamo ?). è questo che siamo. e possiamo perdonare pure le autocitazioni un po' kitsch di Litio, "cattive abitudini" anche questa volta appagate.
ritornando alle chitarre credo che l'innesto di Pilia sia stato un successone, rinfrescando una formula che correva il rischio di chiudersi in un circolo vizioso e asfittico.
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