...e Frank Zappa ha chiamato in questo modo pure il suo gruppo
CITAZIONE (Chiappa Chiss @ 18/1/2012, 15:01)
mi potreste dire "eh, ma tu vivi sulla luna". forse. ma vi sottopongo un dato, il più scontato. un po' di decenni fa registrare un disco era cosa piuttosto onerosa, per tanti motivi. il supporto era costoso, poi gli studi, il mastering, ecc. ecc., insomma, dovevi farti il culo. quindi, chi sceglieva di farsi il culo ci pensava bene. in parole povere, la domenica pomeriggio, se ti annoiavi, invece di suonare andavi al bar a vedere i gol. oggi, la domenica pomeriggio se ti annoi registri un cd-r impro in edizione limitata con artwork finto-infatile che fa tanto primitivista e piace alle donne.
sono chiaro?
p.s. lo so che il discorso è banale, un po' da bar, sentito e risentito. lo so che è stereotipato. ma vi chiedo di pensarci.
Su questo sono parazialmente d'accordo. La logica del DIY, unita alla possibilità di poter veramente "fare da sè" in ambito musicale, ha moltiplicato la quantità di uscite e ha sicuramente diluito la loro qualità in maniera inversamente poporzionale all'aumento della quantità.
Però dobbiamo anche considerare che qualche decennio fa, proprio perchè registrare un disco era operazione assai più dispendiosa e meno semplice, coloro che mettevano i soldi, che investivano sugli artisti, avevano una maggiore influenza su di loro, potevano imporgli scelte senza che gli artisti in questione potessero fare granchè. C'era più professionismo, ma anche meno libertà, e molti - probabilmente non a torto - si chiedono se Lennon, ad esempio, in una situazione di maggiore libertà, avrebbe comunque composto le melodie semi-zuccherine dei Beatles dei primi anni o se avrebbe scelto la via meno redditizia di rocker selvaggio stile Stones, Kinks o The Who.
Io in questi giorni ho anche pensato alla "mitizzazione" del passato che Reynolds individua come la corrente fondamentale degli anni 2000&more...
E più ci penso, più mi sembra evidente che Reynolds stia - come per il post-rock - sostanzialmente inventando l'acqua calda.
Scusate la parentesi autobiografica: io ho iniziato a interessarmi di musica intorno alla fine degli anni 80. Oggi - giustamente - alcuni dei gruppi pop di quegli anni sono stati musicalmente rivalutati, ma all'epoca erano - per coloro che si interessavano ad altre sonorità - la perfetta colonna sonora di quegli anni di merda: i Duran Duran, per fare un esempio "facile", coi loro video in località balneari e su barcone VIP, col loro look da yuppies bellocci e vacui, erano il perfetto manifesto di quello che culturalmente sono stati gli anni 80, e non ascoltare i Duran Duran - e ascoltare tutto il passato che era considerabile "agli antipodi" dei Duran Duran, e quindi l'hard rock, il punk meno hype, il metal buzzurro - era una scelta anti-80s. A fine anni 80 caratteristica principale della musica non era affatto la "ricerca del nuovo", quanto il recupero del passato. Basta guardare le "nuove correnti" dei primi anni 90: il grunge (che sporcava il metal dei Sabbath con noise e americana), l'industrial (che appesantiva, ma rendeva anche più fruibile e ballabile, gli esperimenti che già si erano iniziati almeno 15 anni prima), il trip-hop (che rendeva sensuale e sognante l'hip hop), la disco-psichedelia di Primal Scream e ORB, il NU metal che rilabora esperimenti di Primus e Anthrax, e molti altri esempi. Gran parte degli innovatori - non tutti, intendiamoci: ci sono pur sempre i Fugazi, il post rock degli Slint, l'hc dei Neurosis, giusto per fare tre nomi - si basavano sul recupero del passato, ancorchè attualizzato e mixato con altro.
Per questo trovo incmprensibile che si possa pensare che questa sia l'epoca del recupero del passato: in realtà il recupero del passato è tipico dei periodi culturalmente di crisi, di quei momenti in cui si pensa che non ci possa essere niente di nuovo all'orizzonte: è successo altre volte, mica solo negli anni di internet.
Mi scuso per l'elefantiaco e prosopopaico post
Edited by Vortex Surfer - 20/1/2012, 20:23