Eclipze |
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| Il riff devastante che apre il disco mi ha fatto innamorare in maniera totale di questa band. Oceanic lo conoscevo già, e mi piaceva molto, ma Panopticon mi ha proprio sconvolto, divenendo uno dei dischi fondamentali per me stesso. C'è un'atmosfera psichedelica, eterea, sognante, irreale. Vetro, freddo e trasparente, sul quale si poggiano raggi di sole lontani. E' un disco che evoca grandi spazi, con nostalgia. Non racconta direttamente l'imprigionamento e il controllo al quale siamo sottoposti, ma il senso di libertà perduta che ci pervade, la sensazione di impotenza, e la consapevolezza crescente di non essere più noi stessi, ma solo marionette. E' un disco dalla forte emotività, che scava dentro la società passando dall'anima di chi la compone.
E se l'inizio è una evidente presa di coscienza: From forest caves and azure skies We crashed upon this earth The years, they passed and so did we Yet, resistance would be brought
La fine è una drammatica sconfitta, è l'annullamento della nostra consapevolezza (e la vittoria della paranoia come strumento di controllo): The plague is forced on us all Is it there? Are they there? Shouts of facts abound but whispers of truth burn though Is it there? Are they there?
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