NEUROPRISON

[Focus] - Jazz

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view post Posted on 20/12/2009, 18:04
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Eccolo il topo sul jazz. Le direttive sono le stesse per tutti gli altri focus.
Bop, Hard Bop, Fusion, Acid, Chamber, Bebop, Modal ....

Cominciate pure. Poi arriverò pure io con le mie chicche. Nelle foto qui sopra ci sono alcuni dei miei artisti preferiti.
 
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view post Posted on 20/12/2009, 19:27
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sposerò Stephen O'Malley

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La mia preferita è lei :
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con questo album:
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Dopo un viaggio in India, mossa dal suo interesse per le religioni dell'est, esce fuori " Journey in Satchidananda" anno 1970. Le influenze del viaggio ci son tutte: sembra di poter sentire gli odori, guardare paesaggi da colori indefiniti in una densa nube di incenso.
Ci si perde nell'ascolto grazie a questi rimandi a suoni e visioni lontane.
Magnifica!

 
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nitraus
view post Posted on 20/12/2009, 19:56




il jazz è un universo... io conosco (e adoro) qualcosa qua e là, pur senza potermi definire un esperto.

ce ne sono migliaia di jazzisti, da armstrong a ellington, da mingus a coleman, ma tra i mille consiglio questi:
- miles davis (forse quello che ha saputo dare più innovazione al tutto)
- chet baker
- scott joplin (il pianoforte ragtime)
- john zorn (una delle menti più creative del giorno d'oggi)
- dave brubeck
- glenn miller

senza contare quelli che il jazz l'hanno imbastardito andando a gettare i semi per tantissima della musica di oggi. anche qui, tra i tanti cito thelonious monk e fela kuti, entrambi forse più assimilabili al funk che non al jazz tout-court. ma fela kuti è stato grande per essere riuscito a sconfinare anche in un certo kraut..
 
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bobafett
view post Posted on 20/12/2009, 20:46




proprio da poco ho ripreso ad ascoltare quel discone che è Bitches Brew di Miles Davis, pietra miliare del jazz elettrico che verrà perfezionato successivamente dai primi Weather Report - sottovalutatissimo e bellissimo il primo omonimo, anni luce avanti rispetto a ciò che faranno in seguito.

e poi ciò che mi ha affascinato più di tutto: il free jazz, un movimento che era sì musicale ma aveva implicazioni pesantemente sociali e politiche.
e dunque tutto quello che c'è tra Ornette Coleman, quel pazzo di Anthony Braxton, Cecil Taylor, fino ad arrivare a Derek Bailey, Peter Brotzmann e Evan Parker.


 
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Raoul.Duke
view post Posted on 20/12/2009, 21:08




quoto sui primi Weather Report, magari non immediati e catchy(e ottimi, beninteso) come ciò che produrranno in seguito ma realmente geniali.

M'hai fatto quasi venire voglia di riascoltarlo.
 
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Tigersuit
view post Posted on 20/12/2009, 21:44




A me piaceva molto Charlie Parker, John Coltrane e soprattutto gli Art Ensemble Of Chicago ovvero Roscoe Mitchell, Joseph Jarman, Lester Bowie e Malachi Favors. Prima o poi ci ritornero', anche se devo dire che sono sempre stato piu' interessato al (free) jazz contaminato con il rock piu' rumoroso e abrasivo.
 
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VII.
view post Posted on 20/12/2009, 22:25




Io non sono molto vicino al genere ma possiedo vinili di Keith Jarrett che definirei a dir poco sublimi, soprattutto il Koln Concert che è davvero un lavoro fuori da ogni tempo, un inseguirsi di melodie al piano che divagano per decine e decine di minuti senza annoiare, sfoderando soluzioni malinconiche ed allo stesso tempo vivaci. Faccio veramente fatica ad esprimere un parere su di questo disco di Jarrett perché le emozioni e sensazioni che si scaturiscono col passare dell'ascolto sono alle volte marcatamente differenti e piuttosto difficili da descrivere. Un qualcosa di unico.

Mesi fa ho avuto la fortuna di ammirare Mc Coy Tyner al Bluenote di Milano. Un signore, che seppur anziano ha energia da invidiare, una vivacità sui tasti portentosa e spontanea, nonostante decadi di dischi. Ammirevole. Dal lato emotivo è stato ovviamente un live a dir poco sensazionale.
 
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Anal Reichsführer
view post Posted on 21/12/2009, 01:07




sporadiche incursioni nel jazz anche da parte mia.
il già citato bitches brue di davis.
john zorn, di cui ho già parlato nel topic apposito.
eppoi direi billy cobham, soprattutto quello più jazz rock, di spectrum, per intenderci.

diciamo che mi piace abbastanza quell'(hard) rock che mescola col jazz, diciamo per es. magma, soft machine et similia.


non nego che il jazz classico mi è un po' precluso dal giramento di ghiandole che mi sovviene poichè purtroppo in questo caso difficilmente riesco a scindere fra genere e amanti del genere, quasi regolarmente:

-esaltati
-autoreferenziali
-è tutto fico quel che è jazz
-elitari
-il jazz è il massimo
-tutti quanti voglion fare jazz (cit.)
 
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Birsa
view post Posted on 21/12/2009, 01:37




CITAZIONE (malinconica @ 20/12/2009, 19:27)
La mia preferita è lei :
(IMG:http://www.weblo.com/music/images/artists/...f73553d5d44.jpg)
con questo album:
(IMG:http://static.rateyourmusic.com/lk/l/w/8d0...858d/611580.jpg)

Dopo un viaggio in India, mossa dal suo interesse per le religioni dell'est, esce fuori " Journey in Satchidananda" anno 1970. Le influenze del viaggio ci son tutte: sembra di poter sentire gli odori, guardare paesaggi da colori indefiniti in una densa nube di incenso.
Ci si perde nell'ascolto grazie a questi rimandi a suoni e visioni lontane.
Magnifica!

Quoto tutto. Anticipatrice di tutte le tendenze "out" di ieri come di oggi.. animata da una passione profonda e coerente, un genio come pochissimi altri.
I suoi sono dischi che, più di tutti, fanno riflettere sul termine jazz e sui (non)confini del genere, o di tutti i generi, per quello che valgono. Oltre al capolavoro citato da malinconica consiglio anche "Universal Conciousness", forse meno radicale ma altrettanto bello.
Ah già che siamo in tema di free jazz estremo, mi permetto di citare una perla inattaccabile:
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"Talmente avanti da essere praticamente indietro", più vicino alle esigenze primigenie della non-forma jazz che a un qualsiasi concetto astratto di evoluzione compositiva, Black Woman è una macchina desiderante impazzita e libera di osannare intonando un coito. Tutto sembra impazzire, in realtà sono corpi che si affrontano fino a rimanere senza fiato, la chitarra di Sharrock è madida di sudore.
Tutto questo per esplicare come il "free" sia stato secondo me, frutto di un percorso conoscitivo votato a scoprire quali pulsioni e quale tensione emotiva/desiderante/politica fornisca energia alla musica jazz, ed salta gli occhi il modo in cui le ambizioni spirituali di Alice Coltrane e la lussuria di Sharrock abbiano francamente moltissimo in comune. In termini di trasporto, urgenza e risultati, per quanto mi riguarda il VERO jazz è questo qua... quello dei Braxton, degli Ayler, Coleman, Brotzman, Parker (tutti e due heheheh), Zorn, Sun Ra, di certo non quello dei Weather Report o di Jaco "sopravvalutata testa di cazzo" Pastorius.

CITAZIONE (nitraus @ 20/12/2009, 19:56)
senza contare quelli che il jazz l'hanno imbastardito andando a gettare i semi per tantissima della musica di oggi. anche qui, tra i tanti cito thelonious monk e fela kuti, entrambi forse più assimilabili al funk che non al jazz tout-court. ma fela kuti è stato grande per essere riuscito a sconfinare anche in un certo kraut..

Guarda, no. Mentre Monk di jazz ne ha suonato, Kuti non lo metterei nel Jazz.. La differenza sta nel modo di articolare il groove: nel funk l'importante è che il battito sia continuo e trascini tutto con sè. Il rapimento jazzistico è molto diverso: multidirezionale, sfuggente.
 
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mardelleblatte
view post Posted on 21/12/2009, 15:34




l'ultimo disco jazz che ho apprezzato e ascoltato è Crossings di Herbie Hancock, roba fusion con sintetizzatore e venature world music, ambience molto raffinata...

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Mi ha lasciato più di tanti altri classici che ho ascoltato ripetutamente ma in cui non sono mai riuscito a entrare veramente dentro... Jarrett (Koln Concert), Monk (Brilliant Corners), Zorn e Stan Getz in particolare.

di Coltrane ho una personale antologia, di Davis preferisco Bitches Brew a Kind of Blue...
L'unico disco in cui sia mai stato capace di rintracciare una qualche tensione emotiva/drammatica
SPOILER (click to view)
e spero di rifarmi con questo focus
è invece l'ultimo di Charles Mingus, che è praticamente musica per un balletto:

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Di Braxton solista non ho apprezzato il taglio da avanguardista post-Cage-iano simil Stockhausen, e invece ho apprezzato molto la sua collaborazione coi Wolf Eyes
SPOILER (click to view)
che Jazz non è magari, ma merita dai


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Tra i contemporanei invece consiglio Vincenzo Ramaglia, un compositore romano che mischia minimalismo, atmosfere rarefatte e (a volte) loop-station che vengono fatte deragliare da improvvisazioni di stampo jazz.


 
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nicO)))la
view post Posted on 21/12/2009, 17:59




tra i classici

Miles Davis quasi tutto il periodo elettrico (più precisamente da "Filles de Kilimanjaro" fino a "On the Corner")

quel grande genio che parlava con i sax di John Coltrane: "Giant Steps" "Olé Coltrane" "A Love Supreme" " e poi tutto il periodo free jazz ("Interstellar Space" "Ascension" "Stellar Regions" etc etc etc)

Ornette Coleman: "free jazz" un disco avanti anni luce, il finale mi sorprende ogni volta che lo ascolto.

Sun Ra: ne conosco davvero troppi pochi dischi se confrontati con la sua sterminata discografia. "Atlantis" per ora è quello che preferisco grazie al un grandioso lato B!!

e poi il buon Anthony Braxton che a 60 anni suonati ha fatto un disco con i Wolf Eyes (black vomit) e suo figlio suona nei Battles.

Recentemente ho scoperto anche Sunny Murray che mi piace assai ma devo approfondire, consiglio "Sunny's Time Now”

per quanto riguarda le cose più recenti

Paal Nissen Love: grandissimo batterista norvegese che spesso suona con Massimo Pupillo degli Zu.
consiglio il recentissimo "Hairy Bones"…. Brötzmann + Kondo + Pupillo + Nilssen-Love = TNT!!!

Chris Corsano:
altro batterista superlativo che fà grandi cose sia in solo (https://www.youtube.com/watch?v=ppnn9OVshnM) che in compagnia (infatti bjork che c'ha l'occhio lungo se lo porta in tour spesso e volentieri...)
spazia dal free jazz a cose più rumorose, ma visto che qui siamo in tema jazzistico consiglio il disco "the beloved music" in duo con Paul Flaherty

poi ci sono i vari Mats Gustafsson, Peter Brotzman,Ken ken Vandermark... una scena davvero attiva e interessante per quanto mi riguarda!
 
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Birsa
view post Posted on 21/12/2009, 22:07




CITAZIONE (nicO)))la @ 21/12/2009, 17:59)
Paal Nissen Love: grandissimo batterista norvegese che spesso suona con Massimo Pupillo degli Zu.
consiglio il recentissimo "Hairy Bones"…. Brötzmann + Kondo + Pupillo + Nilssen-Love = TNT!!!

Bellissimo questo.
Di Sun Ra ti consiglio caldamente i classiconi "Nuclear War" e "Space Is The Place".
 
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Chaka
view post Posted on 21/12/2009, 22:42




Ahh,che bel topic.Senza troppi panegirici:
-Charles Mingus: "The black saint and the sinner lady".
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Come aveva scritto qualcuno qui sopra,un autentico capolavoro dettato anche dalla presenza di Eric Dolphy(polistrumentista morto improvvisamente dopo un tour in europa con lo stesso Mingus).
-Eric Dolphy: "Out to Lunch!"
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Lo chiamano avantgarde-jazz.E si sente.Le scale usate non so quelle solite al circuito jazzistico,la presenza di clarinetti,flauti lo rendono veramente atipico.Serio.
Miles Dives:"Bitches brew"
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Inutile aggiungere alcuna parola.L'inizio del jazz-rock

Sono pigro e non mi va di aggiungere altro,ma ce ne sarebbero a bizzeffe.Coltrane,Sun Ra,Ta Farlow,dave brubeck ed altro..
 
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view post Posted on 21/12/2009, 22:59
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Volutamente cerco di non citare i più noti.

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Lennie Tristano - Descent Into the Maelstrom [1978]

Probabilmente il mio pianista preferito, in ambito jazz e non. Questo disco è post-morte[!], una perla immensa, che esprime un dolore allucinante, non so che altro dire, qui si parla di astrattezza.

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Wayne Shorter - Speak No Evil [1965]
Metà anni sessanta, un post-bop tutto da scoprire, in sfumature leggere, quasi trasmette una sensazione di smarrimento totale, nonchè rappresenta uno dei capi saldi nella svolta bop.

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Max Roach - We Insist! Max Roach's Freedom Now Suite [1961]

Uno dei migliori dischi jazz di sempre, vocals da far paura, in mezzo a un minestrone di hardbop, avant-garde, afrobeat e chi più ne ha più ne metta.



Oliver Nelson - The Blues and the Abstract Truth [1961]

In questo genere è questione di eleganza, e qui ce n'è a palate, songwriting impensabile, sempre se di sw si può parlare nel jazz, chiamiamola improvvisazione perfetta, o come volete. Oliver è il batterista, ma gli altri intorno sono una macchina sola.
 
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