| L'etichetta "witch house" comincia a circolare in tempi relativamente recenti (si parla dei primi del 2010) e suscita fin da subito scalpore e polemiche, vedendo concordare buona parte delle discussioni forumistiche su critiche che vanno dalla nascita dell'"ennesima" etichetta al contenuto della stessa: il modo in cui i gruppi witch house vengono presentati, d'altro canto, non è dei migliori, tra remix rallentati e manierismi di varia sorta. Come si sa, però (e questa è anche una mia colpa), è quantomeno inappropriato giungere a conclusioni senza prima aver approfondito, in questo caso sia praticamente tramite ascolto sia concettualmente. "Witch house" è un atto post-moderno per eccellenza: numerosissime sono le ispirazioni e le influenze, rielaborate in modi differenti. La prima e lampante connessione si stabilisce con le avanguardie industrial degli 80s: il culto dell'underground, dell'oscuro, ma anche il gusto per il distorto e, talora, per il dissacrante. L'aspetto ironico, già fondamentale per diverse personalità dell'ambiente sopracitato (un primo e facile esempio è mr. David Tibet, ma ce ne sono svariati), è difatti una cifra fondamentale della witch house: lo stesso immaginario simbolico, costituito da nomi formati da quadratini e simboli di varia provenienza, da loghi e immagini weird etc, dimostra come i gruppi witch house non amino prendersi troppo sul serio. Ma anche una delle più famigerate caratteristiche dell'etichetta, quella tipologia di remix basata buona parte delle volte sul semplice slow down delle tracce campione che fa tanto storcere il naso, non è nient'altro che la riproposizione di un particolare concetto artistico: il "ready-made" dadaista. Il musicista witch house prende una canzone famosa o non, la rallenta, eventualmente la modifica (spesso in minima parte), e la ripropone sia dichiaratamente come remix, sia come pezzo completamente nuovo. Ciononostante, facciamoci attenzione, la witch house non ha un proprio Duchamp, non ha un manifesto artistico: questa stessa non-dichiarazione, questo ripiegarsi nell'ignoto, è l'ultimo atto irrisorio; non c'è preoccupazione nel non avere un senso specifico. Per quanto riguarda l'aspetto meramente musicale, invece, le influenze sono come già precisato molteplici: ad una base fondata su un hip-hop distorto o rallentato e, in qualche caso, addirittura vicina alle ritmiche dubstep (torna il gusto dello slowed down e del cupo, del tetro), si aggiungono strati sonori di varia provenienza, dallo shoegaze all'industrial, con una discreta gamma di varianti, dal più languido oOoOO agli strascicati deliri di proposte più impegnative... Ok. Io ho provato a metterci qualche personale spunto teorico, forse solo frutto delle mie recenti traumatiche vicissitudini, ora qualche interessato (tra di voi ce ne sono, lo so) posti pure qualche disco. Per quanto indefiniti siano i contorni della "witch house", c'è parecchio da scoprire, molte cose le considero poco interessanti, per altre sono di ben altro avviso. A voi.
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